Periodo Romano

Medio Evo ...dal Medio Evo ... ad Oggi


IL PORTO DI PORTO TORRES ALL’ INIZIO DEL 1900

  La piazza COLOMBO era tutta invasa dall’ acqua; là venivano ancorate barche, pescherecci, velieri; di fronte sostavano carri a buoi, carretti; a 20 metri dalla colonna c’era la spiaggia. La colonna era collocata al centro della strada attuale e segnava l’ inizio della Carlo Felice che collega Porto Torres a Cagliari, dove era posta un’ identica colonna. Oggi la colonna è posta nei giardinetti. A  quel tempo c’ era solo il porto interno la cui costruzione è stata completata nel 1902. Esistevano due scivoli chiamati “scalo” che servivano a tirare a secco le barche e per imbarcare i fusti di olio sulla nave diretta a Genova.

Per Genova venivano imbarcati settimanalmente anche 200 capi di bestiame che venivano trascinati sulle navi.

Tutte le settimane veniva da Marsiglia un piroscafo, “Il Messaggerie”, e anche questo caricava buoi, lana, formaggi, olio. Il formaggio veniva spedito anche in America.

Nel porto arrivavano da Napoli barche da pesca a vela, dette paranze. I paranzellieri si fermavano a Porto Torres per un periodo di otto o nove mesi.

All’ inizio del secolo scorso esisteva la teleferica con congegno meccanico: formata da cavi di acciaio, sui quali ruotavano dei carrelli in ferro, trasportava, fino alle navi da carico, nel molo Cattaneo, il piombo argentifero già trattato nei forni e nelle lavanderie del Ponte Romano.

Al Ponte Romano il minerale arrivava su un trenino che proveniva dalle miniere di Canaglia. Questi treni erano di legno, privi di finestrini e servivano per il trasporto del minerale e degli operai turnisti.

Nel molo di ponente esisteva una tettoia delle ferrovie chiamata la Rimessa dove venivano depositate le locomotive.

Intorno al 1913-14 esisteva, nel molo di levante, una costruzione in cemento chiamata Lazzaretto, dove avveniva la disinfezione del vestiario dei prigionieri.

I prigionieri (albanesi, montenegrini, serbi, slavi) venivano portati all’ Asinara dove esisteva un altro lazzaretto che però non era sufficiente, per questo motivo ne venne  costruito uno nel porto, ma fu demolito dopo la II guerra mondiale.

L’ attività più praticata era l’attività peschereccia. I pescatori di Alghero facevano la stagione invernale a Porto Torres, poi ritornavano nella loro città; venivano anche i pescatori di Ponza per la pesca del pesce azzurro.

C’ erano dei velieri che giravano per l’ Isola ed effettuavano i collegamenti tra l’ Isola e il Continente; la stazza era di 100- 300 tonn. al massimo. Gli scafi erano di legno, la propulsione era data dalle vele.

( cfr. pubblicazione alunni II Circolo Didattico P. Torres, 1979-80, pag. 105-06)  

 

Il porto in una fotografia di fine Ottocento

 

LA PRIMA GUERRA MONDIALE  …                                    
                                                              … a PORTO  TORRES

UNA DIFFICILE REALTA’ SOCIO- ECONOMICA

Dall’opera Sardegna a.I, nn.3-4, marzo-aprile 1914, pp.203-7 (Ora in Sardegna, la rivista di Attilio Deffenu (1914), reprint a cura di M. Brigaglia con un saggio introduttivo di G.M. Cerchi, Gallizzi, Sassari, 1976) abbiamo tratto informazioni riguardanti la drammatica situazione socio-economica della Sardegna negli anni della Prima Guerra Mondiale …

 Porto Torres condivideva tale situazione, a cui rispondeva anche con decise proteste.

 

«Nel cuore dell’inverno, cioè nei mesi di Gennaio e Febbraio, la protesta sotto lo stimolo della fame si fece ancora più impetuosa; nel Sassarese, a Porto Torres, Sorso, Laerru, Osilo, Ploaghe; nel Nuorese, a Orgosolo, Mamoiada, Oliena, Fonni, Olzai, le manifestazioni popolari furono imponenti. Ma grandi manifestazioni si ebbero anche nei due capoluoghi. Di particolare drammaticità quelle di Sassari e di Porto Torres  

La parte terminale del Corso: sulla sinistra notiamo il baldacchino del
Caffè Sassarese e la bandiera dei Quattro Mori.  

Ecco la testimonianza di ciò che accadde in quei giorni, ed in particolare il 2 Febbraio 1914 a Porto Torres.

  «L’agitazione contro il caro vita era in atto da molti giorni tanto che il sindaco era stato costretto a calmierare i generi di prima necessità. Ma a far scoppiare la protesta fu, nella mattinata del 2, la mancanza del pane unico, quello calmierato a 45 cent.  Per protestare verso le due del pomeriggio cominciò a formarsi un assembramento nel Corso Vittorio Emanuele ed infine un gruppo di dimostranti si affollò davanti al Municipio chiedendo di parlare con il Sindaco.

Ma il sindaco era assente e a nulla valse l’intervento di un assessore. La folla cominciò ad urlare: Morte ai proprietari, vogliamo avere tutto noi.

Fu devastato il negozio di un certo Marongiu, assaltato il municipio e una fittissima sassaiola rompeva i vetri del municipio, delle case private e dei negozi che non avevano fatto in tempo a chiudere.

Ma il dramma avvenne quando il commerciante GianMario Canu, sassarese, vista minacciata la propria offelleria perse la testa e dal balcone della sua abitazione esplose due colpi di fucile, causando alcuni feriti. Un povero bambino, Costantino Sanna, figlio di un facchino della ditta Marongiu, fu visto poco dopo barcollare  e cadere: il proiettile gli aveva traversato il costato orizzontalmente.” (da La Nuova Sardegna del 4 Febbraio 1914).

(Informazioni tratte da: AA.VV”storia d’Italia. Le regioni dall’unità ad oggi la Sardegna”.Giulio Enaudi editore)

 

LA REALTA’ DI PORTO DI PORTO TORRES E DEL SUO PORTO NEL 1928

 

Tra i testi consultati abbiamo letto il lavoro di PEPPINO PEDDE LAY intitolato “IL PORTO DI TORRES”, pubblicato a Sassari, dalla Stamperia della Libreria Italiana e Straniera nel 1928 e ne abbiamo ricavato tante informazioni, a cui rimandiamo nella sezione  approfondimenti.

Navi e velieri ormeggiati alla vecchia banchina quando le operazioni di carico e scarico si effettuavano attraverso le passerelle o utilizzando piccole chiatte.  

 

Uno scorcio della darsena come si presentava quando veniva utilizzata da piccole imbarcazioni da pesca e da attrezzatura portuali.  

Porto Torres fascista?

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