Turris lybissonis colonia romana

La città di "Turris Lybisonis" unica colonia di cittadini romani della provincia "Sardinia", portava l'appellativo di "Iulia": per questo la sua fondazione viene attribuita a Cesare, che nel 46 a.C. soggiornò in Sardegna, o ad Ottaviano, dopo la vittoria di Filippi, nel 42 a.C.

Fulcri della vita cittadina in epoca romana erano il porto e le attività connesse. La città romana aveva rapporti commerciali con altri centri romani della Sardegna e in maniera particolare con Karalis (Cagliari), a cui era collegata, come "caput viae" dalla più importante arteria romana dell'Isola.

Importanti furono anche i rapporti con la madrepatria: ad Ostia, infatti, nel cosiddetto Piazzale delle Corporazioni si è rinvenuto il mosaico che indica la "statio", l'ufficio di rappresentanza dei "Navicularii Turritani" provenienti dalla colonia di "Turris Lybisonis" che si occupavano dei trasporti via mare con la Sardegna.

In particolare dei cereali, in funzione dell’approvvigionamento granario della capitale (la Sardegna, assieme alla Sicilia ed all’Africa, era considerata già all’epoca di Cicerone come uno dei tria frumentaria subsidia rei publicae, una delle fonti di approvvigionamento granario per l'annona pubblica). Turris Libisonis è una delle città sarde che in epoca romana appaiono più legate alla campagna, ponendosi come centro di raccolta dei prodotti destinati alla commercializzazione fuori dell’isola: e ciò in qualche modo è in rapporto anche con lo sviluppo dei commerci mediterranei, che potevano utilizzare il porto alla foce del Rio Mannu.

Alcuni relitti e diversi ceppi d’ancora e contromarre in piombo rinvenute a breve distanza dalla foce del Rio Mannu attestano, se ce ne fosse bisogno, l’esistenza di un intenso traffico di navi all’interno del Golfo dell’Asinara, in relazione anche ad un’attività di pesca e di navigazione commerciale di piccolo cabotaggio.

Tra gli altri settori produttivi, un ruolo rilevante ebbe anche l’edilizia, documentata dalle imponenti testimonianze monumentali che dimostrano un deciso sviluppo urbanistico soprattutto in età severiana; è stato accertato l’intenso sfruttamento delle cave di calcare all’interno stesso della città, per l’estrazione di materiali per l'edilizia (Scogliolungo, Ferrainaggiu, Li Pedriazzi, ecc.).

Il ponte, realizzato in opus quadratum con grandi conci di calcare, su solide fondazioni di trachite, collegava Turris, già dai primi decenni del I secolo d.C., con la sponda sinistra del Rio Mannu e quindi con le stazioni toccate dalla litoranea occidentale (Nure e Carbia), con i centri minerari di Canaglia (Tilium?) e dell’Argentiera, con le campagne della Nurra e con il Nymphaeus Portus, il moderno Porto Conte, dove in località Sant’Imbenia rimangono i resti di una splendida villa marittima con un impianto termale della seconda metà del I secolo d.C. (A. Mastino-C. Vismara, Turris Libisonis)

Porto Torres è la più romana delle città sarde e tutta la città è interessata dalla presenza di ritrovamenti archeologici.

Si segnalano i più importanti:






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