L’età sabauda e moderna

Nel periodo Sabaudo e più precisamente nella seconda metà del 1700 riprende l'attività dello scalo della città di Porto Torres con la ristrutturazione del porto che gli Spagnoli avevano lasciato in stato di abbandono. Sotto Carlo Emanuele III, nel 1765 venne murata una lapide nella Torre del porto a ricordo delle ristrutturazioni effettuate.

Iniziò la ripresa dei traffici marittimi prima con Nizza e poi nuovamente con Genova. In questo periodo Porto Torres riprende a vivere e nel 1841, approfittando di una visita di Carlo Alberto in Sardegna, rivendica l’autonomia amministrativa dal comune di Sassari e la ottiene ufficialmente tre anni dopo.

Nel 1822 sempre nel corso del periodo Sabaudo si diede inizio alla progettazione per la costruzione dell’arteria che unisce Cagliari a Porto Torres, l’attuale strada statale Carlo Felice(131).

Di questa opera resta il posizionamento della pietra miliare, il cui scopo era quello di delimitare il percorso della statale, che attraversava, sulle tracce della vecchia strada romana, e attraversa ancora oggi in verticale la Sardegna, facilitando il collegamento con tanti paesi e città.

Nei primi decenni del Novecento la città si caratterizza per l’espansione del suo porto e dei traffici commerciali con il nord Italia. In particolare diviene il terminale di imbarco dei minerali estratti dalle vicine miniere di Canaglia e Argentiera.

Il 16 febbraio del 1960 mediante decreto del Presidente della Repubblica viene conferito a Porto Torres il titolo di Città.
Nella metà degli anni sessanta, con la nascita di uno degli stabilimenti petrolchimici più grandi d'Europa, l'economia della città cambia radicalmente, passando direttamente da un'economia agro-pastorale a quella industriale.

Nel corso degli anni settanta il processo d’industrializzazione subisce un rallentamento.
Si arresta la crescita del ramo petrolchimico, coinvolgendo nella crisi le attività metalmeccaniche ad esso collegate e stabilizzandosi con la creazione di un polo energetico.

Le nuove iniziative di piccole e medie dimensioni, frutto dell'imprenditorialità locale, sono ancora insufficienti a far raggiungere i livelli di occupazione sperimentati negli anni sessanta ed oggi la città guarda anche al turismo (Parco Nazionale dell'Asinara) per incrementare il proprio sviluppo.






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